Quel augellin che canta
La grande stagione del madrigale monteverdiano tra II pratica e stile concertato
Programma
Claudio Monteverdi (1567-1643)
dal IV libro dei madrigali a 5 voci (Venezia, 1603)
Sfogava con le stelle
Volgea l’anima mia
Quel augellin che canta
dal VII libro dei Madrigali a 1 […] 6 voci con altri generi de canti (Venezia, 1619)
O come sei gentile
Parlo, misero, o taccio
Se ‘l vostro cor Madonna
dal IV scherzo delle ariose vaghezze (Venezia, 1624)
Sì dolce è ’l tormento
dall’VIII libro dei madrigali guerrieri et amorosi (Venezia, 1638)
Lamento della ninfa
dal VI libro dei madrigali a 5 voci (Venezia, 1614)
Sestina- Lacrime d’amante al sepolcro dell’amata
Incenerite spoglie, avara tomba
Ditelo, o fiumi, voi ch’udiste Glauco
Darà la Notte il sol lume alla terra
Ma te raccoglie o ninfa, in grembo il cielo
O chiome d’or, neve gentil del seno
Dunque amate reliquie un mar di pianto
dal VII libro dei Madrigali a 1 […] 6 voci con altri generi de canti (Venezia, 1619)
Tirsi e Clori. Ballo
ensemble
Jennifer Schittino e Santina Tomasello soprani
Alessandro Carmignani alto
Luciano Bonci tenore
Marcello Vargetto basso
Andrea Perugi clavicembalo
Presentazione
Il sottotitolo del programma chiarisce l’essenza strutturale e poetica della produzione monteverdiana scelta per questo concerto: il Madrigale, nella versione rinnovata in uno stile che Monteverdi stesso definì Seconda pratica, overo perfettione della moderna musica, preannunciando nella prefazione al suo V libro dei madrigali del 1605 l’uscita di un suo mai pubblicato trattato; e lo stile concertato, con cui il madrigale, divenuto solistico, si appoggia armonicamente su strumenti di basso continuo.
I primi madrigali in ascolto sono tratti dal IV libro, pubblicato per la prima volta nel 1603 da Riccardo Amadino, e onorato di sette ristampe, alcune delle quali nelle Fiandre e ad Anversa. Lo stile di questi madrigali suscitò la celeberrima polemica intrapresa da Giovanni Maria Artusi nel suo L’Artusi overo delle imperfettioni della moderna musica (Venezia, 1600), in cui due maniere opposte di concepire la struttura formale, armonica e melodica del madrigale e lo stesso rapporto con il testo poetico vengono dibattuti con esiti antitetici: l’Artusi arroccato su posizioni conservatrici nel tradizionale modo di trattare il contrappunto; Monteverdi, genialmente proiettato verso la creazione del madrigale moderno, nel quale la parola diventa “signora dell’armonia” e la musica si arricchisce di possibilità armonico-ritmiche e timbriche volte ad enfatizzare il significato di ciascuna parola, aumentandone il valore semantico ed emozionale. In questo senso citiamo lo stile declamato del primo madrigale in ascolto: “Sfogava con le stelle” in cui l’autore utilizza la tecnica del falso bordone, espediente compositivo che si traduce nell’utilizzo di una nota lunga (longa), sulla quale le voci declamano il testo rispettandone il ritmo prosodico, liberandolo quindi da rigidi valori ritmici; o, in “Volgea l’anima mia”, l’effetto solistico ottenuto sulle parole “Io che sono il tuo core”, nel quale una sola voce seguita da altre due che dipanano una soave armonia, anima la risposta al dialogo tra i due amanti; o ancora, in “Quel augellin che canta”, i gorgheggi canori, specie delle due voci superiori, provocano un effetto onomatopeico, vero e proprio tòpos del linguaggio madrigalistico.
I brani che seguono sono alcuni degli esempi più noti dello stile concertato; tratti dal VII libro dei Madrigali a 1 […] 6 voci con altri generi de canti (Venezia, 1619), dall’VIII libro dei madrigali guerrieri et amorosi (Venezia, 1638) e dal IV Scherzo delle ariose vaghezze (Venezia, 1624), costituiscono alcune delle vette più alte della poetica monteverdiana. Le voci, affrancate dal contrappunto tradizionale, assumono personalità propria, dialogano, recitano, scambiandosi le impressioni e gli “affetti” che di volta in volta la parola suggerisce. Il vertice della teatralità si può ammirare nel Lamento della Ninfa, su testo di Ottavio Rinuccini, in cui il trio maschile assume il ruolo (quasi un coro tragico) di commentatore della triste vicenda della ninfa tradita e abbandonata dall’amante; mentre la voce della protagonista è libera di cantare recitando su un ostinato formato da un tetracordo discendente. Come avverte lo stesso Monteverdi in didascalia all’inizio della partitura: “Le tre parti, che cantano fuori del pianto della Ninfa, si sono così separatamente poste, perché si cantano al tempo della mano; le altre tre parti, che vanno commiserando in debole voce la Ninfa, si sono poste in partitura, acciò seguitano il pianto di essa, qual va cantato a tempo dell’affetto del animo, e non a quello della mano”.
Altro gioiello di questa straordinaria produzione, tratto questa volta dal VI libro dei madrigali a 5 voci (Venezia, 1614), è la Sestina Lacrime d’amante al sepolcro dell’amata, composta su commissione del duca di Mantova Vincenzo Gonzaga, affranto per la prematura morte di Caterina Martinelli, la giovanissima cantante colpita da vaiolo mentre preparava il ruolo da protagonista dell’opera perduta l’Arianna. Protagonisti di questa serie di 6 madrigali sono i lamenti del giovane Glauco per la perdita dell’amata Corinna. I sei madrigali sono la veste musicale di sei stanze, composte da Scipione Agnelli, e formate ognuna da sei endecasillabi terminanti con una “parola-rima”, disposta secondo un sistema chiamato “permutazione centripeta”, cioè secondo la disposizione dei punti sulle facce di un dado. Le sei “parole-rima” sono: tomba, cielo, terra, pianto, seno, Glauco (cfr. Mauro Masiero per RCF Classica). In tale complesso impianto testuale, la musica non aggiunge difficoltà, ma ne esalta la comprensione attraverso la declamazione di una voce sola, cui seguono le altre, a rinforzo semantico e sostegno armonico. L’evidenziazione del testo viene realizzata a volte attraverso l’attacco di una voce solista in canto piano, che crea un contrasto ritmico con le altre voci (in “Darà la Notte il sol lume alla terra”); oppure attraverso una dissonanza non preparata sulla parola “lamenti” (in “Ma te raccoglie o ninfa, in grembo il cielo”) o ancora con l’utilizzo di una scrittura contrappuntistica sulle parole “fa risonar Corinna il mar e ‘l cielo”, come a voler creare un effetto eco in contrapposizione al precedente andamento omoritmico (in “Dunque amate reliquie un mar di pianto”).
Conclude il concerto un brano bucolico e festoso, il Ballo Tirsi e Clori, incluso nel VII libro dei Madrigali a 1 […] 6 voci con altri generi de canti (Venezia, 1619). A un dialogo iniziale tra i due protagonisti segue un concertato a cinque voci, caratterizzato da vari ritmi di danza sempre più incalzanti per un finale deflagrante.
Santina Tomasello